Quando all'Alfa Romeo lavoravano più di 32 mila persone...
Problemi socio-politici e crisi energetica sono i temi dominanti degli anni Settanta. Sull'onda lunga della protesta scoppiata nel '68, anche l'Italia vive difficili momenti politici (l'assassinio di Moro, nel '78) e sociali (occupazioni delle fabbriche, ferimento e uccisione di alcuni dirigenti). Ne risente l'economia: l'inflazione è a due cifre e le vendite di auto diminuiscono. Nel 1970 i nove Paesi della CEE, su un totale di 6.660.000 vetture, immatricolano solo 1.268.000 auto italiane, il 19 per cento.
Il Gruppo Alfa Romeo - che al 31 agosto 1971 dà lavoro a oltre 32.500 persone - deve confrontarsi con una situazione economica difficile e con finanziamenti insufficienti. Presenta, comunque, nuovi modelli come la berlina 2000 ('71), il coupé Alfetta GTV ('74), l'Alfetta 2000 TD, prima vettura italiana con motore turbodiesel ('76), la nuova Giulietta ('77) e l'ammiraglia Alfa 6, dall'inedito propulsore a sei cilindri a V di 2500 cm3 ('79). L'Alfasud, prima vettura del Biscione a trazione anteriore, incontra un certo successo: nel '72 vengono prodotte 28 mila vetture; nel '73, oltre 70 mila.
Nelle corse il Biscione continua a vincere. Con la 33 TT 12 conquista il Campionato mondiale Marche (1975). Con la 33 SC 12 il Campionato mondiale Sport (1977). Nel '78, in Formula 1, assieme alla Brabham, la squadra è terza nella classifica per Marche.
Sempre nel '78 l'Alfa Romeo si accorda con la General Electric. Obiettivo: costruire insieme il propulsore aeronautico CF6-32. L'anno dopo presenta il primo motore a turbina realizzato in Italia: l'AR 318 da 600 CV.
Luraghi, presidente dal '57 lascia l'incarico nel gennaio del '74. Viene sostituito per pochi mesi da Ermanno Guani e dopo, sino al giugno del '78, da Gaetano Cortesi. Al vertice aziendale giungono, poi, Ettore Massacesi, presidente, e Corrado Innocenti, amministratore delegato. Tocca a loro ripensare il business e innovare le strutture e i processi produttivi.