Svolta per il Museo di Arese
Possibile svolta per il destino del Museo Alfa Romeo di Arese: Quattroruote svela in anteprima il progetto di recupero che la Fiat sarebbe intenzionata a realizzare, e contestualmente pubblica l’intervista esclusiva a Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia, che si è impegnato in prima persona a risolvere la lunga e tormentata vicenda.
Nel febbraio del 2011, all’indomani della decisione della Sovraintendenza dei Beni culturali di porre il vincolo sulle vetture, sui locali che le ospitano e sul Centro documentazione, la Fiat ha chiuso i cancelli del Museo di Arese e ha presentato ricorso al Tar. Ma la collezione del Biscione rappresenta oggi più che mai, a 17 mesi dall’inaugurazione dell’Expo, un’opportunità enorme e perdere l’occasione di riaprire il Museo in concomitanza con quell’evento significherebbe privarsi di un volano straordinario per la città di Milano. L’unica richiesta da parte della Fiat per realizzare il progetto è la possibilità di svincolare alcuni pezzi, presenti in più esemplari nella raccolta, per venderli e ricavare così parte dei fondi da investire nel nuovo Museo.
A questo proposito Maroni rivela a Quattroruote: “Per favorire l’intervento stiamo valutando la possibilità di sostenere la nascita di una fondazione che abbia come obiettivo la valorizzazione dei musei legati alla storia industriale della regione. Abbiamo già incontrato alcuni imprenditori che si sono dimostrati interessati e disponibili a finanziare l’iniziativa. Questa potrebbe essere una strada per superare il nodo del vincolo, perché potrebbe essere la fondazione stessa l’acquirente delle vetture messe in vendita dalla Fiat, a condizione che ci possa essere una certa flessibilità nel loro utilizzo”.
Una fondazione, quindi, potrebbe essere il punto di svolta per superare il nodo del vincolo. Maroni a tale proposito conferma a Quattroruote la necessità di un intervento del ministro della Cultura Bray: “È necessario un suo intervento affinché la Sovraintendeza possa prendere impegno diretto della revisione del vincolo. Senza questo passaggio il Museo non può essere aperto. Dobbiamo capire se Roma è interessata o meno a fare la sua parte”.
Nel febbraio del 2011, all’indomani della decisione della Sovraintendenza dei Beni culturali di porre il vincolo sulle vetture, sui locali che le ospitano e sul Centro documentazione, la Fiat ha chiuso i cancelli del Museo di Arese e ha presentato ricorso al Tar. Ma la collezione del Biscione rappresenta oggi più che mai, a 17 mesi dall’inaugurazione dell’Expo, un’opportunità enorme e perdere l’occasione di riaprire il Museo in concomitanza con quell’evento significherebbe privarsi di un volano straordinario per la città di Milano. L’unica richiesta da parte della Fiat per realizzare il progetto è la possibilità di svincolare alcuni pezzi, presenti in più esemplari nella raccolta, per venderli e ricavare così parte dei fondi da investire nel nuovo Museo.
A questo proposito Maroni rivela a Quattroruote: “Per favorire l’intervento stiamo valutando la possibilità di sostenere la nascita di una fondazione che abbia come obiettivo la valorizzazione dei musei legati alla storia industriale della regione. Abbiamo già incontrato alcuni imprenditori che si sono dimostrati interessati e disponibili a finanziare l’iniziativa. Questa potrebbe essere una strada per superare il nodo del vincolo, perché potrebbe essere la fondazione stessa l’acquirente delle vetture messe in vendita dalla Fiat, a condizione che ci possa essere una certa flessibilità nel loro utilizzo”.
Una fondazione, quindi, potrebbe essere il punto di svolta per superare il nodo del vincolo. Maroni a tale proposito conferma a Quattroruote la necessità di un intervento del ministro della Cultura Bray: “È necessario un suo intervento affinché la Sovraintendeza possa prendere impegno diretto della revisione del vincolo. Senza questo passaggio il Museo non può essere aperto. Dobbiamo capire se Roma è interessata o meno a fare la sua parte”.