Il Documento: L'Alfa Romeo punta sulla storia


"Per gli appassionati tracciamo una breve sintesi delle tre generazioni di Giulietta (1954, 1977 e 2010) che condividono lo stesso carattere di "sportività elegante", ovvero quello "Spirito Alfa" che oggi rivive nella nuova Giulietta Sprint": così alla presentazione della Giulietta in versione Sprint l'Alfa Romeo introduce la storia della celebre sportiva. Ed ecco il documento originale consegnato alla stampa che riportiamo integralmente. Da quando la storia veniva bellamente ignorata è un bel passo avanti...


 1954: un'automobile entrata nella leggenda
Nella prima metà degli anni Cinquanta, dopo i danni causati dalla guerra, l'Alfa Romeo ha la necessità prioritaria di consolidare i volumi produttivi, ancora poco consistenti. Il management quindi, al termine della stagione del 1951, decide di fermare l'attività sportiva: l'Alfetta di F.1 dopo i due Mondiali del 1950 con Farina e del 1951 con Fangio si ritira imbattuta dalle competizioni per concentrare uomini e mezzi su quella che sarebbe diventata la Giulietta.

Dal punto di vista produttivo invece, la "1900", prima vettura progettata e prodotta industrialmente, non riesce da sola a fare numeri: bisogna pensare ad un modello che si inserisca sotto la "1900", una vettura dedicata ad un pubblico più ampio ma che mantenga inalterate le peculiarità di un'Alfa Romeo: la Giulietta appunto.

Tra l'altro per la Giulietta viene adottato un nome femminile, dolce e inconfondibile, attorno al quale sono state formulate parecchie ipotesi. Quella più accreditata ci porta a Parigi, nell'ottobre del 1950, in un ristorante, durante una cena per festeggiare la presentazione al  "Mondial" della "1900" berlina. In quel ristorante c'era un principe russo decaduto, noto per esibirsi nei locali parigini. Proprio quella sera, davanti al tavolo degli uomini Alfa, il principe, esclama: "ci sono otto Romeo e non c'è una Giulietta!". Nel momento di decidere il nome più adatto per la nuova vettura, al management torna in mente quell'episodio e la "tipo 750" diventa così "Giulietta".

 Il debutto avviene a Torino nel 1954 con la Giulietta Sprint - era la prima volta che di un nuovo modello veniva presentata prima la versione coupè invece della berlina.  La Giulietta Sprint inventa il segmento delle coupé compatte ad alte prestazioni. La vettura ha un livello tecnico e prestazionale inusuale per il suo, come si direbbe oggi, posizionamento. Nel 1954 era difficile anche individuare le sue concorrenti.


Con la Giulietta Sprint esordisce anche un motore completamente nuovo, che inventa anche una cilindrata, quella dei "milletrè". Con la Sprint nasce il mitico "bialbero", uno tra i motori più significativi della storia del Biscione. Il 1290 della Giulietta è un motore completamente in lega leggera, dotato di distribuzione bialbero: tutte soluzioni mutuate sia dalle competizioni che dalla tecnologia aeronautica. Questo vuol dire prestazioni, leggerezza e affidabilità.

 Con questo motore, e con tutto il resto della meccanica, la Giulietta Sprint raggiunge i 170 km/h di velocità massima, livello incredibile per quegli anni, in assoluta sicurezza, grazie all'ottima tenuta di strada. Per aumentare le prestazioni (80 cv e 180 km/h) e per proporre un coupé utilizzabile nelle corse da piloti e scuderie private, nel 1956 viene realizzata la Giulietta Sprint Veloce che al suo debutto nella leggendaria Mille Miglia conquista un undicesimo posto assoluto: davanti a lei solo vetture grandi il doppio e, soprattutto, dietro di lei tutte le Porsche 356.

Lo stile della Giulietta Sprint viene impostato al Portello, dall'ufficio stile. Il primo prototipo viene soprannominato "brutto anatroccolo" poi viene messo a punto, in maniera definitiva da Bertone per opera di Franco Scaglione. Lo stesso designer della quasi contemporanea "2000 Sportiva", della successiva "Giulietta Sprint Speciale" e della meravigliosa "33 Stradale" del 1967.

 La Giulietta Sprint ha un disegno filante e leggero, essenziale ed aggressivo, che esprime movimento anche quando la vettura è ferma. Non ha un particolare fuori posto: è un capolavoro. Il frontale interpreta al meglio lo stile della mascherina a tre lobi, elemento costitutivo e inscindibile delle Alfa Romeo

La coda è caratterizzata dal lunotto avvolgente e da due "pinnette" laterali che "muovono" il disegno complessivo.

La Giulietta Sprint viene ufficialmente presentata al pubblico al salone dell'automobile di Torino del 1954, diventa immediatamente un successo: circa 2.000 prenotazioni, numeri assolutamente inattesi dall'Alfa Romeo e dalla carrozzeria Bertone, che doveva produrre le carrozzerie.

 La Giulietta Spider nasce nel 1955. Per definire lo stile l'Alfa Romeo decide di mettere in competizione gli stilisti e, alla proposta estremamente "moderna" di Bertone i vertici aziendali scelgono Pininfarina.

Dopo i primi 600 esemplari destinati esclusivamente al mercato americano, la Giulietta Spider, a furor di popolo, viene proposta anche in Europa e nel resto del mondo: diventa subito un'icona intramontabile. È la macchina della "dolce vita". Così come la Sprint, anche la Spider diventa "Spider Veloce", 80 CV e 180 all'ora.

 I volumi vengono indubbiamente realizzati con la Giulietta berlina che nasce anch'essa nel 1955 e consolida la reputazione dell'Alfa Romeo nelle berline brillanti: è infatti l'Alfa Romeo a inventare il concetto di "berlina sportiva". La Giulietta berlina mantiene inalterate tutte le qualità tecniche e prestazionali della Sprint e della Spider, il motore è leggermente meno potente ma resta brillante con un "package" di maggiore versatilità che le garantisce confort e abitabilità per cinque persone. Se vogliamo, una visione molto moderna per quegli anni. Quando dalle linee di produzione del Portello esce la Giulietta berlina numero 100.001 è Giulietta Masina in persona, musa di Federico Fellini, a festeggiare questo importante traguardo produttivo: il primo a cinque zeri per un modello Alfa Romeo.

 Nel 1957 arrivano la Giulietta Turismo Internazionale (abbreviata in "t.i.") e la Giulietta Sprint Speciale, meglio conosciuta come "SS". Con una linea d'effetto, la SS ha il bialbero da 1,3 litri portato fino a 100 CV, che permette alla vettura di raggiungere i 190 km/h: l'asticella delle prestazioni del bialbero milletré si alza nuovamente. La Giulietta Sprint Speciale ha una linea che ricorda la "Disco Volante" del 1952 e infatti una delle sue peculiarità è proprio lo studio aerodinamico.

Realizzata sull'autotelaio della "SS", la "Giulietta SZ" nasce nel 1960 per offrire ai gentleman drivers una vettura per poter gareggiare nella categoria Gran Turismo. Nell'ideazione della SZ assume un ruolo rilevante la Carrozzeria Zagato, partner storico dell'Alfa Romeo. La SZ, prodotta in due serie di cui la seconda caratterizzata dalla coda di "Kamm" (coda tronca), oltre ad avere una carrozzeria in alluminio leggera e aerodinamica, ha il bialbero da 1290 cc portato a 100 CV che lancia la vettura oltre la soglia dei 200 km/h. La SZ viene prodotta in 210 esemplari, dal 1960 al 1962.

L'ultima vettura della famiglia Giulietta ad uscire di scena è la "1300 Sprint" nel 1965: dopo 177.700 esemplari prodotti, la Giulietta lascerà spazio alla Giulia. Insomma, in tutte le sue versioni, il modello Giulietta ha rappresentato un significativo fenomeno di costume: l'abbiamo vista protagonista in molti film degli anni Sessanta, gli anni del boom economico e della Dolce Vita. Conquistò davvero tutti: dall'uomo della strada, che sicuramente la sognava, a personaggi famosi quali Sofia Loren, Gina Lollobrigida, Ester Williams, Diana Dors, Vittorio Gassman e tanti altri. Divenne l'emblema della crescita sociale ed economica d'Italia e nei Caroselli televisivi di quegli anni, veniva scelta persino per sottolineare la bontà di altri prodotti. Per esempio, Domenico Modugno gridava "Con API si volaaaaa!", dopo aver fatto il pieno al distributore e partiva con la sua Giulietta Spider. E volò davvero sulle strade così come nelle vendite.

 Si può affermare, quindi, che la Giulietta ha inventato una nuova classe, quella delle vetture di cilindrata 1300, destinata a diventare ben presto una formula europea. Senza contare che nel 1955 non esisteva al mondo una berlina di serie con le caratteristiche meccaniche e le prestazioni della Giulietta. Per questo ha fatto scuola. E nonostante gli anni questo modello conserva ancora oggi una forte personalità a conferma della grande tradizione Alfa Romeo.


1977: il nome Giulietta ritorna su un modello Alfa Romeo
Nel 1977 Alfa Romeo decide di denominare "Giulietta" un altro nuovissimo modello in gamma che va a sostituire la Giulia: si tratta di un progetto innovativo che trae origine dalla base meccanica dell'Alfetta, lanciata nel 1972.

 Il design della Giulietta del '77 è particolare e molto personale, costruito attorno alla sua inconfondibile linea a cuneo: compatta, muso basso e coda alta, interpreta al meglio la berlina sportiva Alfa Romeo. Comincia a fare largo uso di materiali sintetici, come ad esempio i paraurti. La sua linea anticipa i tempi e verrà imitata dai concorrenti.

 La nuova Giulietta adotta il drivetrain dell'Alfetta, soluzione transaxle con ponte De Dion al posteriore, per una guidabilità ottima e una tenuta di strada da prima della classe. L'unica del suo segmento ad avere un'architettura tecnica con queste caratteristiche.

 La gamma motori parte dal bialbero 1,3 litri da 95 CV e, inizialmente, arriva al 1,6 litri da 109 CV. In seguito viene ampliata nel '79 dal 1,8 litri da 122 CV e dal 2,0 litri da 130 CV. Con il 2000 la Giulietta tocca i 190 all'ora. Nel 1983 l'Alfa Romeo sperimenta il motore 2 litri sovralimentato con turbocompressore (170 CV) sulla "Giulietta Turbodelta" dopo l'esperienza dell'Alfetta GTV: realizzata in 361 esemplari, la Turbodelta ha prestazioni molto elevate, soprattutto in accelerazione e ripresa: da 0 a 100 in 7,2 secondi.

Nello stesso anno debutta la motorizzazione Turbo Diesel anche sulla Giulietta, segno dei tempi moderni: del resto la prima vettura italiana, tra le prime in Europa, con il diesel sovralimentato è stata l'Alfetta nel 1979.

Nel 1985 la Giulietta esce di scena, lasciando il posto all'Alfa 75, che ne eredita la meccanica, dopo 380.000 esemplari prodotti.

 

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