1993, quando l'Alfa diede l'assalto al Deutsche Tourenwagen Meisterschaft, il Campionato Turismo Tedesco...


Dopo l’entusiasmante stagione sportiva 1992, in cui le 155 GTA avevano dominato il Campionato Italiano SuperTurismo, l’Alfa Corse decise per il 1993 di intensificare la propria attività sviluppando diverse versioni da pista della 155. L’obiettivo più ambizioso era il DTM (Deutsche Tourenwagen Meisterschaft), il Campionato Turismo Tedesco, una realtà estremamente competitiva e molto seguita dal pubblico (nel 1993 una media di 62.800 spettatori a gara).

Sfruttando le possibilità di elaborazione concesse dal regolamento della classe D1, la 155 di serie venne drasticamente rivista. Il V6 di 60° in lega leggera a carter secco di 2498 cc (93 x 61,3) con testate a quattro valvole per cilindro (aspirazione in titanio), era in grado di erogare 420 CV a 11800 giri/min e una coppia massima di 30 kgm a 9000 giri/min, con un peso di soli 110 kg. Sulla 155 era disposto longitudinalmente a sbalzo sull’assale anteriore, sostenuto da un telaietto ausiliario. Il cambio a sei rapporti era collegato al propulsore da una fusione di magnesio che incorporava anche il serbatoio dell’olio (8 litri) e il differenziale anteriore. La trasmissione era a quattro ruote motrici con ripartitore epicicloidale, giunto viscoso e differenziali anteriore e posteriore autobloccanti a lamelle. La ripartizione della coppia motrice era del 33% all’anteriore e 67% al posteriore.

Il corpo vettura misurava una lunghezza di 4576 mm, una larghezza di 1750 mm e un’altezza di 1410 mm, con una massa di 1040 Kg e un bilanciamento dei pesi del 50% sui due assi. La carrozzeria era realizzata in fibra di carbonio ed il telaio irrobustito da un roll-bar a gabbia. Le sospensioni erano, come nella 155 GTA, a schema McPherson sulle quattro ruote, con triangoli inferiori in tubi a sezione ellittica e bracci trasversali al retrotreno per la regolazione della convergenza con barre stabilizzatrici regolabili dal pilota.

Fin dalla seconda gara vennero abbandonate la ruote da 19’’ a favore di quelle da 18’’, più adatte ai numerosi tracciati cittadini, mentre durante la stagione venne migliorato il sistema di iniezione, ora a due iniettori per tromboncino, e adottato un nuovo cambio di tipo sequenziale.

La squadra di Alfa Corse, sotto la responsabilità di Giorgio Pianta, schierò quindi due 155 V6 TI, affidate a Nicola Larini e Alessandro Nannini. Altre due vetture gemelle vennero invece guidate, per il team Schubel, da Giorgio Francia e Christian Danner.



L’esordio vittorioso sul tracciato di Zolder non sarà che la prima tappa verso la conquista del titolo da parte di Nicola Larini, che sconfiggerà il campione in carica Klaus Ludwig, portacolori dell’imponente squadrone Mercedes. Larini farà segnare il record di vittorie nella storia del DTM, ben 10 su 20 gare, a cui si aggiungeranno anche i due allori ottenuti da Nannini e la gara extra-classifica di Donington.

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