La prima volta dell'A.L.F.A - seconda puntata - di Maurizio Tabucchi dal QUADRIFOGLIO
Il parco chiuso per la Gara di Regolarità del Concorso di Modena 1911 |
(SEGUE)
Lo scopo era soprattutto quello di aggirare le barriere doganali effettuando il montaggio delle Darracq in Italia con l’importazione dalla Francia dei componenti principali. L’atto costitutivo era stato stipulato a Napoli il 6 aprile 1906, ma Alexandre Darracq, non del tutto convinto di tale localizzazione, aveva incaricato il suo direttore commerciale, Lelong, di svolgere un’attenta analisi sull’operazione. E la risposta di Lelong fu lapidaria: nulla da obiettare sulla volontà degli operai napoletani; sarebbe stato però impossibile formare in breve tempo maestranze capaci.
L’unica alternativa era puntare su Milano, dove, per la tradizione meccanica offerta dai numerosi stabilimenti già in esercizio, la nuova azienda avrebbe sicuramente ottenuto l’auspicato sviluppo. Si decise pertanto di acquistare un’area di trentaseimila metri quadrati sulla Strada al Portello, alla periferia della città, dove la fabbrica si trasferì. E il “Portello” avrebbe costituito il simbolo dell’Alfa Romeo per oltre cinquant’anni. Ma alla Darracq Italiana il successo stentava ad arrivare. Se le macchine importate dalla Francia fin dal 1901 erano state apprezzate anche per i risultati sportivi di cui si erano rese protagoniste, la consociata italiana soffriva di materiale scadente e anche i componenti realizzati a Milano non erano granché.
Quelle macchinette lente e poco affidabili, per di più indirizzate a una clientela non molto facoltosa, non si vendevano. Ciò che aveva soprattutto compromesso la credibilità della nuova fabbrica era stata la commercializzazione di taxi difettosi, rifilati dalla casa di Suresnes, la quale, per fronteggiare la crisi dell’automobile scoppiata nel 1907, aveva pensato bene di disfarsi di quel lotto di macchine, pressoché inutilizzabili, appioppandolo agli italiani.
Non si doveva quindi voltare pagina - il discredito era insostenibile - ma cambiare radicalmente e riconsiderare il modo di fabbricare automobili.
Il nuovo corso di progettazione, affidato a Merosi già nell’autunno del 1909 prima ancora che si costituisse l’A.L.F.A., dette vita l’anno successivo, sotto il nuovo marchio, all’imponente 24 HP e all’economica 12 HP; vettura relativamente leggera, la seconda, equipaggiata però con un piccolo ma potente motore a quattro cilindri e carrozzeria a richiesta del cliente, da scegliersi nei seguenti allestimenti base: Due Baquets, Quattro Baquets e Torpedo.
Passarono pochi mesi e i due modelli A.L.F.A. entrarono in produzione; ma per l’esordio nelle competizioni si scelse la più agile 12 HP.
E il Primo Concorso di Regolarità di Modena fu in assoluto la prima manifestazione sportiva cui l’A.L.F.A. prese parte guadagnando per di più il primo posto - sia pure ex-aequo con altri concorrenti - su un totale di 19 vetture partite. L’esperienza, maturata dall’appassionato Nino Franchini, divenuto capo collaudatore del Portello, che aveva seguito Merosi nel passaggio dalla Bianchi all’A.L.F.A., fu molto positiva. Guidò la 12 HP insieme a Giuseppe Campari e subì solamente 1/10 di penalità, ottenendo quindi un risultato molto incoraggiante.
L’elaborazione del motore dell’esemplare destinato al Concorso di Modena, realizzato sotto il controllo personale di Merosi, si era limitata all’aumento di soli 3 CV, incremento apparentemente modesto ma superiore all’8%.
Se la meccanica della 12 HP, che partecipò alla gara, aveva quindi pressoché mantenuto le sue caratteristiche d’origine, anche la carrozzeria nella versione Quattro Baquets, cioè quattro sedili, parafanghi e capote, era del tutto convenzionale.
Forti dell’esperienza ottenuta, la direzione A.L.F.A. decise che l’elaborazione venisse trasferita alla produzione in serie e l’anno successivo la denominazione del modello cambiò in 15 HP.
Il geometra Merosi aveva avuto ragione; la sua macchina aveva tenuto meravigliosamente. L’A.L.F.A. si era fatta onore.
Iniziava il lungo e glorioso cammino che avrebbe visto la Casa milanese, grazie anche all’ingresso in azienda dell’ingegner Nicola Romeo avvenuto nel 1915, assurgere al ruolo di Marca imbattibile in ogni tipo di competizione.
(fine)