Alfa Romeo, il primo motore in alluminio e il primo V12, che storie!
Il primo motore Alfa Romeo di serie con testa in alluminio è il 6C 1900 del 1933. Si tratta di un modello destinato all'uso stradale e l'alimentazione è atmosferica, con un carburatore a doppio corpo verticale. La cilindrata è di 1917 cm3 e la potenza di 68 CV a 4500 giri/min. Spinta da questo motore la vettura raggiunge la velocità massima di 130 km/h.
Nel 1935 Vittorio Jano mette a punto il progetto di un propulsore ancora più avanzato: il V12 di 4064 cm3. È una rivoluzione in casa Alfa Romeo, dove, fino ad allora, erano stati progettati e costruiti solo motori in linea. Il nuovo propulsore è in alluminio, con teste in blocco con i cilindri. Le valvole, ambedue di 35 mm, sono a un angolo incluso di 104 gradi e sono comandate da due alberi a camme in testa per ciascuna bancata. Questi ultimi vengono mossi da una cascata di ingranaggi posta all'estremità posteriore del blocco. La potenza, di 370 CV a 5800 giri/min, garantisce una velocità di 290 km/h.
Sotto la direzione dell'ingegner Gioacchino Colombo, nel 1938, nasce il Tipo 158, un motore razionale e compatto, allestito per rispondere ai regolamenti istituiti dalle autorità sportive verso la fine degli Anni Trenta. Queste, infatti, oltre a fissare il limite di cilindrata a 3 litri, avevano deciso di accogliere nelle competizioni anche le "vetturette" da un litro e mezzo.
Irrompono, dunque, sulla scena le leggendarie "Alfette", con le quali l'Alfa domina i campi di gara anche negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale.
Il motore è un 8 cilindri in linea biblocco, di 1473 cm3 di cilindrata. Sovralimentato da un solo compressore, sviluppa - inizialmente - una potenza di 195 CV a 7200 giri/min. Nel 1939 la potenza raggiunge i 225 CV a 7500 giri/min, valore eccezionale per l'epoca, e cresce ancora nel Dopoguerra (275 CV nella versione del 1947 e 350 CV in quella del 1950).
Nel 1939, la direzione tecnica Alfa Romeo mise in cantiere la Tipo 512, vettura da Gran Premio che avrebbe dovuto raccogliere i frutti della supremazia tecnologica della Tipo 158. L'originalità del progetto consiste nella posizione posteriore e centrale del motore, il primo a 12 cilindri contrapposti (meglio conosciuto oggi come boxer). Ma il 512 vanta anche un altro primato: è, infatti, il primo propulsore "quadrato", cioè con il diametro dell'alesaggio (di 54 mm) uguale alla lunghezza della corsa, la più corta nella storia delle macchine da Gran Premio.
Tra le altre particolarità: le teste dei pistoni in alluminio e il basamento in lega di magnesio. Mentre la distribuzione bialbero, con comando a cascata di ingranaggi e le camme che agiscono sulle valvole con l'interposizione di punterie a dito, è una soluzione ancora oggi considerata tra le più efficaci per ridurre sia le spinte trasversali sullo stelo della valvola sia gli attriti. L'alimentazione è gestita da due compressori volumetrici a due lobi di costruzione Alfa Romeo. La cilindrata è di 1490 cm3, la potenza di ben 335 CV a 8600 giri/min. La vettura viene provata in pista nel 1940 e perfezionata nel 1941, ma gli eventi bellici non permettono ulteriori sviluppi.
I primi anni successivi al conflitto sono dedicati allo studio di modelli destinati a rilanciare le sorti del Marchio. Il compito viene affidato ad Orazio Satta, che definisce un programma operativo all'inizio del 1948. Il suo lavoro si concretizza con la 1900, una vettura semplice e razionale, di caratterizzazione decisamente sportiva.