La prima volta dell'A.L.F.A. - prima puntata - di Maurizio Tabucchi dal QUADRIFOGLIO
Nino Franchini alla partenza della prima competizione disputata da un’A.L.F.A., il Concorso di Regolarità di Modena |
Millecinquecento chilometri in una settimana? Ma non se ne parla nemmeno, sarebbe un sicura sconfitta! Così sentenziò la dirigenza A.L.F.A. La scommessa era di vitale importanza; se si fosse vinta, la nuova azienda, l’A.L.F.A., sarebbe salita agli onori della cronaca; in caso contrario, meglio andarsi a nascondere.
“Ce la faremo e ci piazzeremo sicuramente bene!” ribatté Giuseppe Merosi. Era il mese di gennaio del 1911; affrontare con la nuova piccola 12 HP il Primo Concorso di Regolarità di Modena, gara che si sarebbe disputata di lì a quattro mesi, dal 23 al 29 aprile, e riuscire a fare bella figura non era certo impresa da poco.
Non erano i 1.500 chilometri che spaventavano, ma il particolare regolamento che vietava anche la minima riparazione si rivelava un grosso ostacolo. La formula della manifestazione, vero banco di prova di efficienza tecnica, era rigorosissima tanto che, oltre a prevedere il controllo costante da parte dei giudici al seguito, alla fine di ogni tappa le vetture venivano chiuse in un recinto e sorvegliate a vista.
Ma chi era Merosi per nutrire tanta fiducia nella sua nuova automobile? Piacentino, si era diplomato geometra nel 1891 per poi dar vita a una piccola officina dove costruiva biciclette. Ma fu l’incontro con Enrico Bernardi, a Padova, nel corso del quale ebbe modo di confrontare alcune sue idee con l’inventore della prima automobile italiana, a fargli scattare la molla dei motori.
L’impegno in questo settore avvenne mentre stava provando una bicicletta appena costruita dotata di un leggero telaio. Alla prova assistevano incuriositi Paolo e Lorenzo Marchand, due fratelli di origine francese titolari di una fabbrica di biciclette e motocicli, la ditta Orio e Marchand con sede a Piacenza, i quali lo assunsero immediatamente. Nel 1898 arrivò la prima automobile interamente realizzata da Merosi e fu poi un susseguirsi di interessanti progetti fino al 1904. Dopo una breve esperienza alla Fiat, che gli permise di sviluppare le proprie capacità, nel 1906 fu assunto dalla Edoardo Bianchi, dove ottenne l’incarico di capo dell’ufficio progetti. Il successo alla gara in salita del Sommering nel 1908, in Austria, quando il collaudatore Nino Franchini si classificò secondo assoluto al volante del modello “Targa Bologna”, battendo Mercedes, SPA, Benz, e altre marche prestigiose, rappresentò una garanzia sulle grandi qualità di Merosi.
E fu a questo punto che l’A.L.F.A. riuscì ad accaparrarsi il giovane progettista. Alfa Romeo si sarebbe chiamata più tardi, nel 1920, ma nel 1910 la Darracq Società Italiana Automobili S.A., dietro sollecitazione del suo amministratore, il ragioniere Ugo Stella, che poteva contare su un gruppo finanziario di Milano e sulla Banca Agricola Milanese, aveva assunto la denominazione di A.L.F.A. (Anonima Lombarda Fabbrica Automobili) con l’impegno di rinnovare completamente la produzione.
Non tutti sanno, però, che il programma aveva avuto origine in meridione. La società italo francese era nata, infatti, grazie all’iniziativa del prestigioso finanziere napoletano, l’ingegner Achille Minozzi, con il contributo della “Società Imprese Elettriche e di Automobili Giuseppe Lo Cascio”, dell’ingegner Celestino Biglia di Torino e della Banca Noerremberg & C di Roma. Con sede a Napoli, in via San Carlo all’Arena, e con capitale di un milione e cinquecentomila lire, aumentabile entro l’anno a quattro milioni e cinquecentomila lire, la nuova azienda poteva vantare la partecipazione della casa madre che forniva l’utilizzo del marchio, le licenze di fabbricazione e una quota azionaria.
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